Le irregolarità nel Parco del Delta del Po

Riportiamo dal Gazzettino di giovedì 2 Febbraio 2012: «Il 16 settembre a tre giorni dal via alla stagione venatoria l’assessore alla Caccia Claudio Bellan aveva comunicato all’atc Ro3 di Lorenzo Carnacina che da accertamenti fatti risultava che 17 appostamenti fissi si trovavano in posizione non regolare (spostati di oltre 50 metri dal luogo stabilito dalla concessione edilizia, ndr) e altri otto erano sul confine del Parco. Di questi quattro evidenziavano un forte rischio di essere dentro al Parco».
A quanto si è saputo il documento che conteneva questi dati, Bellan l’avrebbe mostrato anche al prefetto nella riunione convocata al palazzo del Governo con le associazioni protezioniste, ma si sarebbe rifiutato di divulgarlo in base alla richiesta di accesso agli atti avanzata dal WWF, perché documento non ufficiale.


Quasi in contemporanea con la delibera regionale che, in deroga alla mancata approvazione del Piano faunistico, ribadisce che si potrà andare a caccia anche nei nove giorni di febbraio inseriti nel calendario, il Wwf è ritornato a illustrare la propria versione sui fatti che riguardano la caccia nel Delta, precisando che non vi è alcuna preclusione all’attività venatoria, ma unicamente il richiamo al rispetto delle leggi che una minoranza di bracconieri, «ma se il termine urta, chiamateli pure cacciatori diversamente regolari”, sottolinea il Wwf, viola danneggiando il buon nome di tutta la categoria.

Ieri (1 febbraio 2012 ndr) Eddi Boschetti e Massimo Benà nella sede alla Gran Guardia hanno ricordato la lunga militanza anti violazioni che dura da vent’anni. «Abbiamo avuto rapporti con sette assessori provinciali e i miglioramenti ottenuti sono irrilevanti. Dal 2004 abbiamo effettuato 66 perlustrazioni e segnalato 127 violazioni più altre tre fatte da altre associazioni o privati. Nello stesso periodo la Provincia ne ha fatte 26 e altre tre la Forestale. Una discrepanza di numeri sospetta. E non è una giustificazione che Bellan risponda al prefetto che ha pochi mezzi per un territorio troppo vasto. Equivale a una dichiarazione di impotenza. Sia onesto e ne tragga le dovute conseguenze».
Ma è il problema degli appostamenti dentro al Parco la patata che scotta in mano a palazzo Celio e che rischia di bruciare l’assessore alla Caccia: «La Provincia sapeva ma si è limitata a una nota al presidente del Ro3. Che ovviamente è rimasta lettera morta. Eppure si tratta di abusi edilizi da segnalare al magistrato come reato penale».